È successo di recente, l’8 giugno del 2021. Un black out di proporzioni mondiali ha colpito centinaia di siti internet di grandi aziende di fama internazionale.
Financial Times, New York Times, Bbc, Guardian, Le Monde, The Independent e il Corriere della Sera, solo per citarne alcuni. Per circa un’ora i loro siti internet sono andati in down, diventando inaccessibili.
A monte del disguido internazionale troviamo Fastly, una società americana di cloud computing, che fornisce il suo servizio a molte aziende in diversi Paesi. Il servizio Fastly rende più veloce il caricamento delle pagine web, soprattutto nei momenti di alto traffico, e protegge i siti contro gli attacchi informatici.
Secondo alcune fonti, durante la mattina dell’8 giugno un utente di Fastly cambia le proprie impostazioni e manda all’aria una buona parte di internet. Un semplice gesto che ha causato un incidente di scala mondiale. E non è il primo: nel 2017, per esempio, capitò ad Amazon Web Services, che per quattro ore mandò in tilt siti come Netflix e Spotify. Nel 2019 fu il turno di Dropbox e Soundcloud (e molti altri), che furono messi fuori uso da Cloudflare.
Casi che ci fanno comprendere quanto la tecnologia, uno strumento ormai essenziale e indispensabile per tutte le attività quotidiane, personali e professionali, di tutti noi, sia sempre più vulnerabile e “fragile”. Risulta perciò essenziale l’implementazione di sistemi informatici di prevenzione e difesa contro gli attacchi informatici e di una stategia di salvataggio periodico dei dati, ma anche di una costante formazione del personale, che come abbiamo visto, può causare non pochi danni.